06/01/10

Sansone e i Moghul



Quando gli accademici polemizzano tra loro è sempre divertente, a meno che l'argomento sia troppo importante e allora non viene più da ridere. Sartori sul Corriere di oggi si lamenta di essere stato frainteso da Boeri (qui) che lo aveva accusato di considerare gli islamici non integrabili. Sartori (che aveva scritto in precedenza l'editoriale "incriminato") afferma che gli islamici non si siano mai integrati in alcuna società non islamica nella loro storia di quasi 15 secoli e che quindi non si integreranno nelle nostre. La ragione di questa impossibile integrazione starebbe nel loro "monoteismo teocratico" che produce tra l'altro "il martire della fede, che si uccide per uccidere (e che nessuna altra cultura ha mai prodotto)", così dice Sartori. A parte il fatto che leggiamo nella Bibbia, che come sappiamo è il testo fondamentale di Ebraismo e Cristianesimo, che Sansone si uccise con tutti i Filistei, cioè si uccise per uccidere, come un kamikaze (che peraltro è parola giapponese e non islamica), a parte questo, a me pare che l'argomento principale di Sartori sia difettoso proprio là dove dichiara di essere forte, cioè sul piano metodologico e storico. Storico perchè l'idea di integrazione come la pensiamo noi oggi non è applicabile alle società passate, al limite si può parlare di tolleranza, di cui le società islamiche hanno dato prova, comprese le comunità islamiche in società non islamiche (si pensi all'Andalusia medievale e alla Sicilia di Federico). Ma anche questo non prova nulla. Non si può affrontare il problema dell'integrazione di oggi facendo riferimento all'Andalusia medievale o all'impero dei Moghul. Nessuno storico serio lo farebbe. Lo fanno i politici e i cattivi pubblicisti. Dal punto di vista metodologico l'argomento di Sartori (che peraltro non è uno storico, come non lo è Boeri che però non porta argomenti storici appunto) è ancora più difettoso. Sono d'accordo che nelle scienze sociali lo studioso "deve isolare la variabile a più alto potere esplicativo, che spiega più delle altre", e in questo caso per Sartori tale variabile sarebbe il "monoteismo teocratico", ma nessuna variabile di questo genere può sostenere 15 secoli di storia, altrimenti si cade nell'"essenzialismo", che la storiografia ha ormai espulso da decine e decine di anni e che consiste nel definire (più o meno arbitrariamente) l'essenza di un fenomeno e filtrare i fatti concreti in base al loro potere di confermare l'essenza o di smentirla, dando significatività ai fatti che confermano e scarso peso agli altri. Sartori può certo dire, se vuole e ritiene che la variabile sia quella, che l'islam di oggi sia afflitto da monoteismo teocratico (e anche qui ci sarebbe da discutere e molto), ma lo farà da politologo, da studioso dell'attualità sociale e politica, non certo da storico.

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