Ci sono temi che da sempre infiammano il dibattito politico all’interno del nostro paese, e per i quali sembra davvero impossibile riuscire a trovare una soluzione - per quanto possibile – condivisa. Una soluzione in grado di rispettare i principi costituzionali e di tenere in considerazione le diverse sensibilità del nostro paese, un patrimonio di valori che ne hanno fatto la storia e ne hanno indirizzato in questi anni le scelte che riguardano anche la custodia della vita e della salute del singolo cittadino.
Il caso di Eluana Englaro ha riportato all’attenzione di tutti la delicata questione del fine vita, sul quale ha pesato, purtroppo, un vuoto legislativo tamponato dalle sentenze dei giudici ma che, proprio per l’importanza che riveste, richiede un adeguamento delle normative a livello nazionale anche alla luce delle nuove scoperte scientifiche nel campo della medicina. Anche questa volta, la nostra classe politica è riuscita a non mantenere le promesse, impedendo la ricerca di una soluzione politica, qualunque essa fosse, che il Parlamento si era impegnato a garantire in tutta fretta per evitare il ripetersi di nuovi casi simili.
Tuttavia, esistono margini entro i quali la politica può trovare delle soluzioni, supplendo a livello locale al compito dello Stato di garanzia del rispetto dei diritti dei cittadini senza sostituirsi alla colpevole manchevolezza delle decisioni legislative che necessitano di un orientamento nazionale.
E’ proprio entro questo sottile - ma esistente - spazio, che molte amministrazioni comunali in tutta l’Italia, e anche nella provincia di Rimini, si stanno attrezzando per istituire un registro per il “testamento biologico”, ovvero un documento legale che permette di indicare anticipatamente i trattamenti medici che ciascuno intende ricevere o rifiutare in caso di incapacità mentale, di incoscienza o di altre cause che impediscano in maniera irreversibile di comunicare direttamente ed in modo consapevole con il proprio medico. Tale registro consentirà quindi a tutti i cittadini che intendessero effettuare il proprio “testamento biologico”, la cui sottoscrizione è attualmente consentita presso un notaio, di rivolgersi direttamente al proprio Comune senza sostenere le conseguenti spese notarili.
A Santarcangelo nel consiglio comunale di fine novembre è stata votata una mozione con la quale si dà mandato alla Giunta comunale e al sindaco di disporre la raccolta e la conservazione delle dichiarazioni di testamento biologico e di predisporre un regolamento per la disciplina della materia da sottoporre all’approvazione del Consiglio comunale, e di predisporre uno schema di atto nel quale il dichiarante possa esprimere le proprie dichiarazioni anticipate di trattamento. L’iter della mozione era iniziato precedentemente, portata in Consiglio dal rappresentante della Lista Civica nei banchi dei consiglieri, ma proprio per l’importanza e la delicatezza della questione che riguarda direttamente la vita del singolo cittadino è stato deciso, su proposta del gruppo consiliare del Partito Democratico di fare un passaggio preliminare in commissione. L’intento della decisione è stato quello di generare un dibattito preliminare più libero, svincolato dal voto, di approfondire alcune questione tecniche e trovare una più ampia base di consensi su una questione che, per quanto possibile, non dovrebbe essere appannaggio esclusivo di un partito politico.
L’esperienza locale, quindi, dimostra come in tema di tutela dei diritti si possa trovare delle soluzioni, colmando, anche là dove la normativa nazionale non è ancora chiara, quegli spazi legislativi che in qualche modo possono favorire la piena libertà dei cittadini. E’ importante poi sottolineare l’importanza del dialogo e della ricerca della condivisione (che non significa compromesso) anche con le altre forze politiche come metodo di lavoro, particolarmente per i temi eticamente sensibili, sui quali è dovere della politica dare risposte certe, adeguate ai tempi della società in cui viviamo, che siano il più possibile avulse da posizioni idelogiche, ma rispettose di tutte le sensibilità che coesistono nel nostro paese.
Alice Spadazzi
Il caso di Eluana Englaro ha riportato all’attenzione di tutti la delicata questione del fine vita, sul quale ha pesato, purtroppo, un vuoto legislativo tamponato dalle sentenze dei giudici ma che, proprio per l’importanza che riveste, richiede un adeguamento delle normative a livello nazionale anche alla luce delle nuove scoperte scientifiche nel campo della medicina. Anche questa volta, la nostra classe politica è riuscita a non mantenere le promesse, impedendo la ricerca di una soluzione politica, qualunque essa fosse, che il Parlamento si era impegnato a garantire in tutta fretta per evitare il ripetersi di nuovi casi simili.
Tuttavia, esistono margini entro i quali la politica può trovare delle soluzioni, supplendo a livello locale al compito dello Stato di garanzia del rispetto dei diritti dei cittadini senza sostituirsi alla colpevole manchevolezza delle decisioni legislative che necessitano di un orientamento nazionale.
E’ proprio entro questo sottile - ma esistente - spazio, che molte amministrazioni comunali in tutta l’Italia, e anche nella provincia di Rimini, si stanno attrezzando per istituire un registro per il “testamento biologico”, ovvero un documento legale che permette di indicare anticipatamente i trattamenti medici che ciascuno intende ricevere o rifiutare in caso di incapacità mentale, di incoscienza o di altre cause che impediscano in maniera irreversibile di comunicare direttamente ed in modo consapevole con il proprio medico. Tale registro consentirà quindi a tutti i cittadini che intendessero effettuare il proprio “testamento biologico”, la cui sottoscrizione è attualmente consentita presso un notaio, di rivolgersi direttamente al proprio Comune senza sostenere le conseguenti spese notarili.
A Santarcangelo nel consiglio comunale di fine novembre è stata votata una mozione con la quale si dà mandato alla Giunta comunale e al sindaco di disporre la raccolta e la conservazione delle dichiarazioni di testamento biologico e di predisporre un regolamento per la disciplina della materia da sottoporre all’approvazione del Consiglio comunale, e di predisporre uno schema di atto nel quale il dichiarante possa esprimere le proprie dichiarazioni anticipate di trattamento. L’iter della mozione era iniziato precedentemente, portata in Consiglio dal rappresentante della Lista Civica nei banchi dei consiglieri, ma proprio per l’importanza e la delicatezza della questione che riguarda direttamente la vita del singolo cittadino è stato deciso, su proposta del gruppo consiliare del Partito Democratico di fare un passaggio preliminare in commissione. L’intento della decisione è stato quello di generare un dibattito preliminare più libero, svincolato dal voto, di approfondire alcune questione tecniche e trovare una più ampia base di consensi su una questione che, per quanto possibile, non dovrebbe essere appannaggio esclusivo di un partito politico.
L’esperienza locale, quindi, dimostra come in tema di tutela dei diritti si possa trovare delle soluzioni, colmando, anche là dove la normativa nazionale non è ancora chiara, quegli spazi legislativi che in qualche modo possono favorire la piena libertà dei cittadini. E’ importante poi sottolineare l’importanza del dialogo e della ricerca della condivisione (che non significa compromesso) anche con le altre forze politiche come metodo di lavoro, particolarmente per i temi eticamente sensibili, sui quali è dovere della politica dare risposte certe, adeguate ai tempi della società in cui viviamo, che siano il più possibile avulse da posizioni idelogiche, ma rispettose di tutte le sensibilità che coesistono nel nostro paese.
Alice Spadazzi
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