03/01/10

Intervista ai nostri politici


Può essere utile il contributo apportato tramite queste due brevi interviste da parte di Sergio Lo Giudice e Roberto Piva. Il primo è consigliere comunale a bologna oltre che ex segretario dell'Arcigay nazionale (qui maggiori informazioni ed il suo blog), mentre Piva è sicuramente più noto dalle nostre parti, essendo consigliere regionale eletto nella nostra circoscrizione ( qui il suo sito).

A Sergio Lo Giudice:

Come giudica questa legge? Secondo lei è stata raggiunta la miglior soluzione possibile da parte di una legge regionale oppure si poteva fare di più? Avrà degli effetti concreti sulla situazione delle persone lgbt nonostante l'assenza di leggi nazionali?

Credo che con la parte della Legge Finanziaria dedicata a definire i destinatari dei servizi Vasco Errani e la Regione Emilia Romagna abbiano colto nel segno: con poche righe si spazza via una sterile discussione ideologica sul concetto di famiglia e si impostano le politiche familiari della Regione in modo moderno, efficace ed europeo. Gli articoli 48 e 49 della legge sono un programma riformista di alto profilo in due soli punti. Primo: fare in modo che i servizi offerti dalla Regione siano garantiti a tutti senza alcuna discriminazione basata sulle condizioni personali e sociali. Secondo: differenziare l’offerta dei servizi non più distinguendo “chi” è il richiedente ma quali bisogni esprime, a partire dalle famiglie numerose per le quali si prevede una sostanziosa riduzione delle tariffe . È il principio di don Lorenzo Milani “Niente è più ingiusto che far le parti uguali fra disuguali” applicato in modo corretto: considerare come fattore di maggiore intervento il maggiore bisogno e non una supposta condizione di superiorità ai nastri di partenza.

Un questione molto interessante saranno le ricadute a livello provinciale e comunale, capendo quindi come queste leggi verranno interpretate e rafforzate o meno dalle amministrazioni locali. Quali misure dovrebbero prendere le nostre amministrazioni provinciali e comunali per rendere il più possibile efficaci queste norme?

Il principio va applicato in ogni settore. Penso ad esempio all’accesso alle graduatorie per gli alloggi di edilizia residenziale pubblica, alle tariffe per i servizi educativi e scolastici, ai prestiti per le giovani coppie. Nessuna discriminazione all’origine (per esempio in base all’origine etnica o all’orientamento sessuale)e interventi articolati per chi ne ha più bisogno, a partire dalle famiglie numerose: questi criteri dovranno informare l’azione di tutte le amministrazioni della regione.

Sul suo blog sottolinea che finalmente in questa legge si tutelano le persone transessuali e transgender. Sicuramente un fatto nuovo e molto importante, non crede però che la loro condizione sociale di profonda discriminazione sia dovuta soprattutto ai pregiudizi delle persone e che quindi per migliorare veramente la loro vita quotidiana andrebbero attuate delle politiche di sensibilizzazione e conoscenza su queste tematiche?

L’estensione del principio di non discriminazione alle persone transessuali e transgender risulta dal riferimento dell’art.48 della legge regionale alla Direttiva del Consiglio dell’Unione Europea n. 54 del 2006, dove si ricorda che il principio di parità uomo donna non va limitato “al divieto delle discriminazioni basate sul fatto che una persona appartenga all’uno o all’altro sesso” e che va applicato “anche alle discriminazioni derivanti da un cambiamento di sesso”. Certo, non basta un articolo di legge a ribaltare una situazione di forte stigma sociale verso le persone trans. Occorrerà applicare il comma 4 dell’art.48, dove la Regione si impegna “a promuovere azioni positive per il superamento di eventuali condizioni di svantaggio derivanti da pratiche discriminatorie”.

A Roberto Piva:

Le chiedo se pensa che sia giusto che la regione riconosca che nella società esistano, ad esempio,
le coppie di fatto ed estenda ad esse le tutele rivolte finora solo alle famiglie classiche?

Si,con questo provvedimento è stato introdotto un elemento di antidiscriminazione,allargando la base dei cittadini che utilizzano i servizi sociali.
In realtà sono state applicate norme nazionali già esistenti vedi il decreto del Presidente della Repubblica n° 223 del 1989 e poi l’art. 3 della Costituzione Italiana.

Sembrerebbe che il partito democratico, per lo meno emiliano-romagnolo, abbia fatto proprie le battaglie per i diritti civili, facendosi portatore di una visione della società che permette a tutti di essere inclusi e tutelati senza ovviamente negare a nessuno la propria visione della realtà. Pensa sia giusto, quindi, continuare su questa strada? Oppure questo significherebbe negare visioni alternative della società, che considerano queste azioni minatorie della coesione sociale?

La lotta contro ogni forma di discriminazione penso che debba essere al centro dell’agenda politica di un partito come il PD e che sia necessario che il partito spieghi e sostenga pubblicamente
le scelte che si compiono su temi così importanti.
In fondo l’art. 48 delle Legge Finanziaria regionale riconosce alle diverse forme di convivenza il diritto all’accesso ai servizi sociali. Tutto qui. Quindi nessun tentativo di “minare” la famiglia.

Il partito mentre infuriava la polemica ha tenuto un profilo basso. Non è forse una colpa di tutti noi, a seconda del ruolo ovviamente, non avere sostenuto la nostra amministrazione andando a spiegare ai cittadini la nostra iniziativa?
Uno dei problemi del nostro partito sembra essere il fatto che quando le nostre amministrazioni tentano di attuare delle politiche contemporanee e radicalmente alternative alla destra il partito latita per paura di scontentare qualcuno; e quindi non da la forza necessaria ai nostri amministratori per essere alternativi. Non è forse un problema che si è ripetuto anche questa volta?

Non solo profilo basso, ma addirittura silenzi non giustificabili, così non va bene, perché chi occupa ruoli pubblici per conto di un partito deve avere il coraggio delle proprie convinzioni e manifestarle.
Come fanno le elettrici e gli elettori ad ascoltare e percepire il nostro pensiero su questo tema o su altri simili se si sta zitti ?
Penso che un partito, dopo approfondita discussione interna,non possa fare finta di non accorgersi che su questioni come diritti civili, testamento biologico ed altro sia necessaria una chiara posizione politica.

Nessun commento:

Posta un commento