05/01/10

Da plebe si diventa popolo


Un amministratore emiliano-romagnolo, non tanto tempo fa, alla domanda quale fosse il partimonio piu'importante del suo territorio, rispose che "erano le centinaia di associazioni nelle quali si riunivano i cittadini". Non cito' ne' le attivita' industriali o commerciali, non cito' la scuola e non cito' nemmeno la storia della suo territorio. No, cito' le associazioni.Ovviamente le attivita' produttive, la formazione, la memoria condivisa e chissa' quanti altre capitoli ancora, rappresentano ambiti imprescindibili di una comunita', ma citare le associazioni significa citare l'attenzione che pongono i cittadini al vivere pubblico, al vivere la partecipazione. Dagli Amici della musica alle tante Polisportive, dall'Arci Caccia a i gruppi parrocchiali e su su fino ai partiti e sindacati, l'attenzione che pongono le persone alla partecipazione in un sentire collettivo e'l'elemento che rendono una popolazione da una cittadinanza attiva. Cittadinanza attiva e partecipativa significa cittadini che seguono in prima persona quello che succede, che hanno opinioni non mediate esclusivamente dai media, ma generate dalla loro esperienza diretta. E arriviamo a quella distanza di cui tanto si dice tra realta' e percezione, cioe'tra un fattore fortemente influenzabile (a cui comunque nessuno si puo' sottrarre) e uno completamente soggettivo (e per questo molto meno mediato). Le associazioni (nella loro accezione piu' ampia) mettono i cittadini a diretto contatto tra loro come pochissime altre istituzioni riscono a fare, sono il veicolo con cui si cementa la coesione sociale, con cui "da plebe si diventa popolo" (come direbbe un illustre storico). I risultati che si ottengono in termini di governo sono un frutto diretto di questa partecipazione sociale che e' proprio di quel modello emilano-romangolo di cui Rimini e' un esempio. Il partimonio associazionistico e' la partecipazione alla cosa pubblica. Ecco perche' e' il patrimonio piu' importante.

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