Evita il rimpatrio solo grazie al rifiuto di decollare da parte del capitano dell’aereo
da Il Fatto Quotidiano - 8 dicembre 2009
L’udienza di fronte al giudice di pace è fissata per il 19 novembre, ma viene rinviata al 3 di dicembre. Intanto Mor resta al Cie “Dove - dice - eravamo 180 in 16 stanze. E dove mi hanno fatto consegnare tutto: orologio, due cellulari, una catenina d’oro. E alla fine mi hanno restituito solo un cellulare. Quello più vecchio”. Ma questo è nulla: la notte tra l’1 e il 2 dicembre Mor viene prelevato da alcuni poliziotti e portato a Malpensa dove lo imbarcano sull’aereo Milano-Dakar, per il rimpatrio. Mor Niang reagisce. Nonostante sia legato alle mani e ai piedi e tallonato dai poliziotti inizia a urlare così tanto da spingere il capitano dell’aereo a farlo scendere per ragioni di sicurezza. “Anche i passeggeri - racconta Mor - si sono spaventati. Perché dovevo tornare a Dakar? Sono 19 anni che vivo in Italia, non ho mai fatto niente di male. Invece loro, i poliziotti, mi hanno legato, caricato sull’aereo, e dopo che ci hanno fatto scendere mi hanno anche picchiato”. Per ora Mor Niang non è stato rimpatriato. Ma è ancora indagato per soggiorno irregolare.
Perché mai a Mor Niang non è stato rinnovato il permesso di soggiorno? La Questura della città romagnola ha motivato il diniego a causa del basso reddito presentato dal senegalese per il 2008. Per il Testo Unico sull’immigrazione, le Questure possono chiedere agli stranieri di dimostrare di avere i mezzi di sostentamento per poter rimanere in Italia, stabiliti a un minimo di 5.317 euro. Ma la normativa non è così rigida, anzi: “Le autorità preposte alle verifiche - spiega la legale di Mor, Sonia Lama, che ha già presentato il ricorso - sono invitate a farlo quando ci siano fondate ragioni per richiedere il requisito”. La legge va interpretata e contestualizzata: “Le fondate ragioni subentrano se ci sono dubbi su presunte attività illecite, se uno straniero non è incensurato, se non fornisce un documento di identità valido. Oppure quando ci sono motivi di ritenere che il reddito non sia lecito”. Mor Niang invece è incensurato e ha sempre lavorato. La scelta della Questura pare quindi “Discrezionale - dice Sonia Lama - indicativa di un giro di vite sugli stranieri. E fornisce un precedente pericoloso perché un cittadino come Mor non dovrebbe essere sottoposto a questo tipo di verifiche. Parliamo di un cittadino integrato, onesto e laborioso. L’applicazione rigida della normativa può portare a un meccanismo persecutorio”. Perché, come è accaduto a Mor, a tutti gli stranieri può capitare di guadagnare poco per un anno. Specialmente in un anno di crisi.
Ma le ragioni per cui Mor Niang ha guadagnato poco non sono legate neppure alla flessione dell’economia. “Sono dovuto andare in Senegal - racconta Mor - per cinque mesi, perché mia madre era ammalata. Le sono stato vicino finché è morta. E quando sono tornato ho fatto fatica a trovare lavoro”. L’ultimo impiego è stato nel settore dell’agricoltura. Ma prima Mor Niang aveva fatto il commerciante ambulante. Con regolare licenza. “Sono stato vittima - commenta il senegalese - di una violenza enorme. Voglio giustizia”. Ravenna comunque si è stretta in difesa del cittadino straniero, dalle associazioni di immigrati al primo cittadino. Il Prefetto di Ravenna, Riccardo Campagnucci, ieri mattina ha chiesto la sospensione del provvedimento ancora pendente su Mor Niang. Ora la Questura potrebbe rivedere la propria posizione e decidere di rinnovare il permesso di soggiorno a un cittadino che, in 19 anni, non si è macchiato di nessun reato e ha semplicemente contribuito al benessere del nostro paese.
Elisa Battistini
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