29/12/09

Una generazione nuova, nata con la nascita del PD


Non si puo' non essere d’accordo con quanti sostengono che la prima e più importante domanda cui bisogna rispondere è relativa al che cosa vuole fare questo PD. Occorre definire una visione della società che vogliamo. Poi si potranno fare gli aggiustamenti necessari ispirati al realismo della situazione, ma un’idea del mondo che vorremmo dobbiamo averla. Dopodiché dovremmo essere bravi a comunicarla a tutti. Il PD deve parlare non solo a se stesso, ma a tutti i potenziali elettori e a quanti solo per un momento hanno immaginato di avvicinarsi a questo nuovo partito che (almeno fino al congresso nazionale dell'ottobre scorso) è risultato solo la somma delle due componenti che lo hanno costituito. Troppo pochi sono coloro che per la prima volta nella loro vita hanno pensato di prendere la tessera di un partito e si sono avvicinati al PD. Al di là dei numeri delle nuove e vecchie tessere credo che il dato che vada assolutamente tenuto presente sia proprio questo. Il PD, né nella fase costituente con Veltroni, né nella fase di gestione dell’emergenza con Franceschini, ma forse un po' di piu' nella fase congressuale (non a caso molto partecipata, soprattutto nelle sue sedi meno burocratizzate), è stato in grado di avvicinare persone mai iscritte prima ai Ds o alla Margherita. Questo fatto segna in maniera evidente il fallimento dell’idea di un partito capace di intercettare situazioni nuove e soggetti politici diversi da quelli dei due ceppi fondativi. Ora il rischio che si corre in questa fase del dibattito pre congressuale riminese è appunto il ripiegamento verso ragionamenti tesi a favorire questo o quel candidato segretario, ma senza alcuna vera apertura al mondo che sta fuori del partito. Insomma il rischio dell’arroccamento nella propria posizione è fortissimo. Ognuno difende il proprio particolare, ma non vede che sotto i piedi la terra sta scivolando via. E' a una generzione politicamente nuova, nata con la nascita del PD, che va affidato il nuovo corso.

Citando Alberto Rossini: "Penso che l’unico modo per evitare una battaglia dai toni fideistici che però non aggiunge nulla alla forza e alla base sociale del partito sia quella di discutere della nuda realtà delle cose. Indicando appunto ogni volta cosa si intende fare rispetto alle questioni sociali, economiche, culturali che debbono caratterizzare le scelte di un partito e la visione di fondo che lo anima. Vorrei che di questo si discutesse. Vorrei che la declinazione nazionale delle soluzioni venisse riferita concretamente anche al nostro territorio evitando quell’antipatica situazione per cui ciò che va bene da una parte poi non è buono da un'altra e ciò che non si deve fare ad un certo livello è invece cosa buona e giusta qui da noi. Occorre attenersi ad un criterio di coerenza che sicuramente è più difficile da applicare, ma è più chiaro e comprensibile a tutti ".


Credo che sia giusto separare l'esigenza, per così dire, governativa che si esprime attraverso atti e decisioni amministrative, da un approfondimento conoscitivo e di elaborazione di nuove idee e proposte a cui in qualche modo il PD attraverso la propria articolazione territoriale e di reti locali e nazionali dovrebbe prioritariamente dedicarsi. Credo che per poterlo fare siano necessarie due condizioni: che ci sia qualcuno che ci creda e che sia disposto a metterci un po’ di voglia e di tempo (e mi pare che le premesse ci siano); che possa esistere un luogo, in parte fisico (una sede?) in parte virtuale (rete web, ma anche un foglio o qualcosa del genere) capace di attrarre e rilanciare gli spunti di riflessione e gli interventi. Gli esempi certo non mancano...

In altre parole la base partecipativa deve essere attiva, perché quando la famosa "gente" sente di essere parte in causa partecipa. Eccome. Lino Gobbi, nei suoi recenti incontri nei Circoli (nuntio vobis gaudium magnum...) ricordava con un certo orgoglio che la provincia di Rimini é stata una di quella in cui il numero di votanti alle primarie di ottobre ha superato quello delle primarie in cui si elesse Veltroni segretario. In sostanza voglio dire che, come è ovvio, la politica, con la P maiuscola, non si può né di deve esaurire con la parte amministrativa, “governamentale”, della politica. C’è uno spazio autonomo di partecipazione che deve esistere e che può essere di stimolo anche alle amministrazioni in carica, che non deve essere percepito o peggio ancora temuto, come l’angolo di coloro che disturbano i manovratori. Concludo auspicando che questo possa essere il modo per conquistare i tanti scettici che non si avvicinano al PD perché pensano che tanto sia tutto già deciso in partenza. Se si riesce a creare e a far resistere luoghi di discussione e partecipazione credo che la scommessa possa essere vinta.
Rossano Lambertini

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