30/12/09

La laicità spiegata a mio padre

Lo riprendo dal blog della giovanile perchè mi pare possa tornare utile al nostro confronto interno:

In questi tempi bui, purtroppo, la classe dirigente è dimentica di cosa vuol dire laicità: si barcamena tra i vari compromessi con i diversi poteri religiosi, oscillando tra genuflessioni e pallidi tentativi di legiferare da paese contemporaneo. Visto che da chi dovrebbe insegnarci non si sentono o vedono sani esempi in materia, portati avanti giorno per giorno, forse è il caso che siamo noi a spiegargli e spiegarci cosa si debba fare e cosa sia una società laica.

Mi sembra che lo Stato sia una società di uomini costituita soltanto per conservare e promuovere i beni civili. Chiamo beni civili la vita, la libertà, l’integrità del corpo, la sua immunità dal dolore, il possesso delle cose esterne, come la terra, il denaro, le suppellettili, ecc.

Quindi: La cura delle anime non è affidata al magistrato civile più che agli altri uomini. Non da Dio, perché non risulta in nessun luogo che abbia concesso un autorità di questo genere, a uomini su altri uomini, cioè ad alcuni l’autorità di costringere altri ad abbracciare la loro religione. Né gli uomini possono concedere al magistrato un potere di questo genere, perché nessuno può rinunciare a prendersi cura della propria salvezza eterna, al punto da accettare necessariamente il culto o la fede che un altro, principe o suddito, gli abbia imposto. Infatti nessuno può, anche se volesse, credere perché gli è stato comandato da un altro; e nella fede consiste la forza e l’efficacia della religione vera e salutare.

Mentre: Mi sembra che la Chiesa sia una libera società di uomini che si riuniscono spontaneamente per onorare pubblicamente Dio nel modo che credono sarà accetto alla divinità, per ottenere la salvezza dell’anima. Dico è una società libera e volontaria.

Il fine della società religiosa è il culto pubblico di Dio e, attraverso di esso, il conseguimento della vita eterna. A questo fine pertanto deve tendere tutta la disciplina; entro questi confini devono essere circoscritte tutte le leggi ecclesiastiche. In questa società non si fa nulla, né si può far nulla che concerna la proprietà di beni civili o terreni; in questa sede non si può mai far ricorso alla forza per nessun motivo, dal momento che essa appartiene tutta al magistrato civile, e la proprietà e l’uso dei beni esterni sono sottoposti al suo potere.

Senza addentrarci sulla questione se l’anima esista o meno, che in questo momento non conta niente, questi concetti non sono stati espressi da qualche anticlericale risorgimentale o moderno, ma nel diciasettesimo secolo da Jonh Locke, nella Lettera sulla tolleranza, che rappresenta il manifesto della tolleranza religiosa e della separazione tra Stato e Chiesa.

Dunque nessuno può in nome della propria fede imporre le proprie credenze e i propri valori al resto della società interferendo in una sfera che appartiene solo alla politica. Quando accade, bisogna, attraverso gli strumenti insiti nel sistema democratico, respingere questi attacchi e imporre la distinzione tra i due ambiti, i beni civili e la salvezza dell’anima. Ovviamente questi mezzi sono le pene in caso di un reato, mentre se vengono usate le parole per ledere la sovranità statale in ambito civile, sarà attraverso tutti i mezzi d’espressione e manifestazione pacifica possibili che si dovrà ricordare quali sono i compiti di ognuno e rigettare certe affermazioni.

Quindi quando in nome di Dio si interferisce nelle leggi dello stato, pronunciando parole discriminatorie o legittimando il non rispetto delle leggi, tutto la società si deve ribellare e manifestare il proprio disprezzo per queste cose, difendendo l’autonomia delle due sfere. Perché in democrazia ognuno deve poter esprimersi liberamente, ma gli altri non possono accettare ogni opinione come legittima: ci sono opinioni differenti e opinioni contro la libertà della persona e queste ultime vanno combattute aspramente e rigettate sempre con tutti gli strumenti della democrazia.

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