Obama nel marzo 2008 con queste parole invitava gli americani a preoccuparsi delle vere cause delle divisioni sociali e razziali, scegliendo di non acuire i contrasti, dicendo “not this time”. Questo è il punto di vista da cui si deve partire, dall'analisi della società multiculturale in cui viviamo, e dallo studio delle sue problematiche.
E' fondamentale avere quindi luoghi e occasioni di ascolto delle esigenze delle varie comunità di immigrati. (Per esempio si può proporre la creazione di un “circolo PD dei migranti”). E' necessaria una grande collaborazione con le realtà del territorio, le associazioni(italiane e straniere), le istituzioni scolastiche, le amministrazioni. Si deve investire sul dialogo, sul confronto e sulla conoscenza comune. Si potrebbe dare vita progetti mirati a favorire l'incontro tra stranieri e comunità locali, con iniziative riguardanti il cibo, il teatro, il cinema e anche( perchè no?) la costituzione. E' infatti importante formare una coscienza civica comune a immigrati e italiani, la partecipazione civica può rendere più matura e responsabile tutta la comunità favorendo la collaborazione tra le sue componenti.
E' necessario avere chiaro che le difficoltà dell'integrazione possono essere superate solo se ogni persona è direttamente coinvolta, introducendo un'idea di cittadinanza e partecipazione nuova, estesa anche agli stranieri residenti nelle nostre città. Tutti devono essere coinvolti anche e soprattutto dal punto di vista politico, in modo che l'immigrato passi da semplice oggetto di decisioni altrui a soggetto politico a tutti gli effetti.
Il partito democratico deve dare vita ad una politica dell'integrazione e della cittadinanza che sia rivolta allo stesso tempo a italiani e stranieri, orientando il lavoro verso i circoli, che sono i nostri “presidi” nel territorio e che possono quindi meglio di qualsiasi altra struttura essere a contatto con la realtà quotidiana del quartiere in cui si trovano. Rendiamo quindi vivi i circoli e diamo loro un ruolo centrale nelle politiche di integrazione, un ruolo di monitoraggio e di individuazione delle iniziative migliori e più efficaci per l'integrazione dei cittadini stranieri.
Il PD non può certo, parlando di multicultura e integrazione, ignorare il tema della sicurezza, su questo a sinistra c'è un vuoto assoluto. La destra offre risposte sempre inutili e spesso dannose. E' certo che chi delinque deve essere punito, ma è necessario usare più che i muscoli della repressione, il cervello. In Italia ancor più che un'emergenza sicurezza c'è un emergenza paura. Incentiviamo la realizzazione da parte dei circoli, in collaborazione con associazioni e comitati cittadini, di iniziative semplici ma che servano a riappropriarsi di vie, giardini e piazze fungendo da deterrente ai fenomeni di microcriminalità e anche alla paura dei cittadini. Diamo vita ad una politica per la “sicurezza integrata e partecipata”: iniziative di tipo culturale, sportivo, ludico, commerciale che rilancino la qualità urbana dei nostri quartieri, favorendo l'incontro e la conoscenza reciproca; e allo stesso tempo prestiamo ascolto e attenzione alle richieste delle associazioni, dei comitati di quartiere e dei singoli cittadini.
E' fondamentale avere quindi luoghi e occasioni di ascolto delle esigenze delle varie comunità di immigrati. (Per esempio si può proporre la creazione di un “circolo PD dei migranti”). E' necessaria una grande collaborazione con le realtà del territorio, le associazioni(italiane e straniere), le istituzioni scolastiche, le amministrazioni. Si deve investire sul dialogo, sul confronto e sulla conoscenza comune. Si potrebbe dare vita progetti mirati a favorire l'incontro tra stranieri e comunità locali, con iniziative riguardanti il cibo, il teatro, il cinema e anche( perchè no?) la costituzione. E' infatti importante formare una coscienza civica comune a immigrati e italiani, la partecipazione civica può rendere più matura e responsabile tutta la comunità favorendo la collaborazione tra le sue componenti.
E' necessario avere chiaro che le difficoltà dell'integrazione possono essere superate solo se ogni persona è direttamente coinvolta, introducendo un'idea di cittadinanza e partecipazione nuova, estesa anche agli stranieri residenti nelle nostre città. Tutti devono essere coinvolti anche e soprattutto dal punto di vista politico, in modo che l'immigrato passi da semplice oggetto di decisioni altrui a soggetto politico a tutti gli effetti.
Il partito democratico deve dare vita ad una politica dell'integrazione e della cittadinanza che sia rivolta allo stesso tempo a italiani e stranieri, orientando il lavoro verso i circoli, che sono i nostri “presidi” nel territorio e che possono quindi meglio di qualsiasi altra struttura essere a contatto con la realtà quotidiana del quartiere in cui si trovano. Rendiamo quindi vivi i circoli e diamo loro un ruolo centrale nelle politiche di integrazione, un ruolo di monitoraggio e di individuazione delle iniziative migliori e più efficaci per l'integrazione dei cittadini stranieri.
Il PD non può certo, parlando di multicultura e integrazione, ignorare il tema della sicurezza, su questo a sinistra c'è un vuoto assoluto. La destra offre risposte sempre inutili e spesso dannose. E' certo che chi delinque deve essere punito, ma è necessario usare più che i muscoli della repressione, il cervello. In Italia ancor più che un'emergenza sicurezza c'è un emergenza paura. Incentiviamo la realizzazione da parte dei circoli, in collaborazione con associazioni e comitati cittadini, di iniziative semplici ma che servano a riappropriarsi di vie, giardini e piazze fungendo da deterrente ai fenomeni di microcriminalità e anche alla paura dei cittadini. Diamo vita ad una politica per la “sicurezza integrata e partecipata”: iniziative di tipo culturale, sportivo, ludico, commerciale che rilancino la qualità urbana dei nostri quartieri, favorendo l'incontro e la conoscenza reciproca; e allo stesso tempo prestiamo ascolto e attenzione alle richieste delle associazioni, dei comitati di quartiere e dei singoli cittadini.
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